La
prima volta che lessi la fiaba di Pinocchio avevo circa sette anni: le
avventure del burattino che, alla fine, diventa un bambino in carne ed ossa mi
entusiasmarono e commossero, per quanto Pinocchio non occupò mai un posto
speciale nel mio cuore e non diventò una delle mie fiabe preferite. Il motivo
sta forse nel fatto che la mia condotta di bambina ubbidiente e diligente mi ha
sempre fatto prendere un po’ le distanze dal carattere ribelle del burattino di
legno in cui, ovviamente, mi è stato piuttosto difficile identificarmi. Ho
sempre preferito, infatti, le fiabe di Cenerentola, Biancaneve e la Bella
Addormentata nel bosco, per citare le più celebri, mentre persino Cappuccetto
Rosso, per esempio, che si caccia nei guai per non aver ascoltato i consigli
della mamma, non ha mai suscitato, al pari di Pinocchio, la mia particolare
simpatia. Eppure, con il passare del tempo, non ho solo imparato ad apprezzare
sempre di più questa storia avvincente e appassionante, ma ne ho scoperto vari
aspetti nuovi ed interessanti. >>>>>> SEGUE
di Elvira Apone
di Elvira Apone
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