giovedì 2 febbraio 2012

James Joyce

James Joyce (Dublino, 2 febbraio 1882 – Zurigo, 13 gennaio 1941)

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Si era profondamente addormentata.

Appoggiato sui gomiti Gabriel le guardò per alcuni
istanti, senza rancore, i capelli scomposti, la bocca semichiusa e ne ascoltò il respiro profondo. Dunque c'era un romanzo nella sua vita: un uomo era morto per lei.  ...............................................
 Lacrime generose gli gonfiarono gli occhi. Non aveva mai provato nulla di simile per nessuna donna, ma sapeva che quello doveva essere veramente amore.  .............................................   Un battere leggero sui vetri lo fece voltare verso la finestra. Aveva ripreso a nevicare. Assonnato guardava i fiocchi neri e argentei cadere di sbieco contro il lampione. Era venuto il momento di mettersi in viaggio verso l'ovest. I giornali dicevano il vero: c'era neve dappertutto in Irlanda. Neve cadeva su ogni punto dell'oscura pianura centrale, sulle colline senz'alberi; cadeva lieve sulle paludi di Allen e più a occidente cadeva lieve sulle fosche onde rabbiose dello Shannon E anche là, su ogni angolo del cimitero deserto in cima alla collina dov'era sepolto Michael Furey. S'ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle tombe, sulle punte del cancello e sui roveti spogli. E l'anima gli svanì lenta mentre udiva la neve cadere stancamente su tutto l'universo, stancamente cadere come scendesse la loro ultima ora, su tutti i vivi e i morti.
Gente di Dublino - brano tratto dal racconto "I morti"

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