lunedì 30 maggio 2011

La questione immorale di Bruno Tinti

 ricorrenze      2 Giugno 1946

Prime elezioni libere a suffragio universale 
Per la prima volta nella storia d' Italia votano anche le donne 

Si vota per il referendum Monarchia o Repubblica 
Si vota per l' elezione dei membri dell' assemblea costituente 




Il fiore d’acciaio

Quando c'erano i Faraoni c'era già la Legge. E la Legge c'era anche quando c'erano gli imperatori, i sovrani medioevali e poi quelli rinascimentali. C'è stata perfino sotto i tiranni. C'è sempre stata, anche ai tempi degli uomini delle caverne; rudimentale, imperfetta, ingiusta anche, ma sempre, da quando gli uomini hanno cominciato a vivere insieme, la Legge ha regolato i loro rapporti.
Quella che non c'è stata mai, fino a pochissimo tempo fa, fino a due secoli fa (proprio poco se paragonati ai millenni di storia umana - luminosa eccezione l'Inghilterra con la Magna Charta del 1215), è la Costituzione.
Se ci si pensa, la Legge del Faraone e quella emanata da altri come lui non è cosa che poteva lasciare tanto tranquilli; meglio di niente, va bene, ma funzionava, al massimo, se un rematore litigava con un panettiere o un contadino con un altro contadino. Perché certo, se il contadino se la prendeva con un soldato o un proprietario terriero, la Legge per lui poteva fare proprio poco, anzi per lui era proprio meglio non invocarla affatto questa Legge. Perché il Faraone l'aveva emanata per i suoi fini, non per quelli del Paese che governava; o almeno, stando bene attento che le sue ricchezze e il suo potere non ne venissero intaccati. E siccome ricchezze e potere gli derivavano dall'appoggio di altri ricchi e potenti, non proprio come lui ma comunque appartenenti alla sua stessa classe, ecco che la Legge teneva conto degli interessi e dei privilegi di questi pilastri a cui lui si appoggiava e che volentieri lo sostenevano, perché in questo modo facevano anche i propri interessi. Dunque la Legge del Faraone era, in realtà, una legge «per» il Faraone; e per la gente come lui. Serviva per controllare il popolo e sottoporlo al volere della classe dirigente. Per millenni è stato così: e, in tante parti del mondo, è ancora cosi.
Poi si è fatta strada un'idea stranissima: non va bene che il Re, il Signore, l'Imperatore, il Tiranno, insomma questo Faraone, possa fare quello che vuole. Perché, se è una brava e onesta e capace persona andrà pure bene. Ma se è disonesto, incapace e magari anche criminale, le leggi che imporrà saranno un male per il Paese; cercherà privilegi e ricchezze, legittimerà le sue prepotenze e quelle dei suoi amici, insomma sarà un tiranno. E nessuno può sapere se domani arriverà a governare il Paese proprio uno cosi. Ecco, si è pensato, occorre una legge speciale, una legge che non sia diretta al Popolo ma al Re; una legge che non serva solo a regolamentare i rapporti dei Cittadini tra loro e che invece regolamenti i rapporti tra il Re e i Cittadini. Ecco, ci serve una Costituzione.
Nel 1215 Giovanni Senza Terra si impegnò a non imporre tasse senza il consenso del Parlamento. Pensate, un Re che accetta di farsi controllare i cordoni della borsa dal Popolo; beh, non proprio dal Popolo perché allora il Parlamento era formato dai Baroni, ma insomma da gente che poteva anche non essere (e infatti in gran parte non era) amica sua. Si impegnò anche a non imprigionare nessuno senza un regolare processo; che era altra cosa assolutamente assurda per quei tempi, quando l'ultimo dei potenti poteva sbattere in prigione qualsiasi cittadino senza dirgli nemmeno perché.
Passò molto tempo prima che l'idea della Legge che regolamentasse il potere di chi governa venisse accettata; come ho detto, lo Stato, così come lo conosciamo noi, è una conquista recente. Ma alla fine, nel mondo occidentale moderno, gli Stati, chi prima, chi dopo, si sono dati una Costituzione.
La nostra è proprio giovane; è entrata in vigore il 1° gennaio del 1948. Ed è una Costituzione bellissima.
È nata, la nostra Costituzione, da tanti errori, tanta sofferenza, tanti lutti. È nata dal sacrificio di tanti cittadini, dall'impegno di tanti superstiti, dalla maturità di un Paese finalmente diventato adulto. È nata soprattutto come una conquista condivisa da tutti, dopo un lavoro che ha accomunato guerrieri, filosofi, politici, giuristi che hanno collaborato senza riserve e con un obiettivo comune: fare dell'Italia un Paese prospero, pacifico e giusto. Come poteva non essere bellissima?
Naturalmente la Costituzione italiana non è solo bellissima; è anche un capolavoro di ingegneria giuridica che, questo è il punto, garantisce i cittadini dagli abusi del potere. E questo lo fa adottando i principi fondamentali più avanzati che il mondo conosca: pensate alla bellezza del principio - tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla Legge, senza distinzioni di sesso, razza, religione, opinioni politiche. Pensate quale conquista sociale rappresenti il principio - tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla Legge. Pensate di quale tranquilla sicurezza possono godere i cittadini per via del principio - i Giudici sono soggetti soltanto alla Legge. E pensate finalmente quanto sia importante aver integralmente adottato la teoria di Montesquieu, la divisione dei poteri: esecutivo (il Governo), legislativo (il Parlamento) e giudiziario (la Magistratura).
Ecco, già solo così la nostra Costituzione si rivela per quello che è: uno scudo a difesa dei cittadini, uno scudo contro il Faraone. La Legge è eguale per tutti; nessun potere controlla interamente lo Stato. Non sono possibili abusi: chi governa lo fa secondo le leggi emanate da chi legifera; e la corretta applicazione della Legge spetta a chi non l'ha fatta. Un equilibrio perfetto ..............

incipit de "La questione immorale" di Bruno Tinti

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