mercoledì 2 marzo 2011

Lettera ad un bambino mai nato di Oriana Fallaci

 Proposta di lettura di Cristian Ciarrocchi 

ATTO I – Quello che so.
Quello che so è poco. Non è una risposta molto socratica; mettiamola così.

RISPETTO A CIO’ CHE BISOGNA SAPERE, PER QUEL CHE NE SO IO, NON SO PROPRIO NIENTE.

Quello che so prima di iniziare a leggere questo libro è che è stato scritto da Oriana Fallaci e che in una maniera o in un'altra parla dell’aborto.

So anche che questo libro viene fatto leggere obbligatoriamente in varie scuole d’ispirazione cristiana. Nello stesso luogo durante le ore di filosofia non viene insegnato adeguatamente Karl Marx. Ma questa è un'altra storia.

Non ho mai letto niente di Oriana Fallaci.

Quello che so di lei lo ho appreso durante gli anni qua e là, tra televisione e amicizie varie. So che è morta vari anni fa; che ha minacciato di farsi saltare all’interno di una moschea; che era una grande giornalista; gran fumatrice. Praticamente niente.
Vedo la sua foto nel retro della copertina di color oro (il prezzo è di 9.000 lire: chi sa se chi lo ha comprato ha pagato con un pezzo blu da 10.000) e mi pare di scorgere una donna potente ed intrigante; mi piace il suo sguardo da donna cosciente che mai perderà il suo fascino. Mi piace il suo orologio classico e la sua sigaretta accesa.
Quello che so dell’aborto è nella mia testa e lì rimarrà.
Entro nel libro.

ATTO II – AD ORA.
Dopo le prime cinquanta pagine – il libro stesso non supera le cento – ho da fare delle riflessioni.
Se Oriana Fallaci sapesse che io, vertebrato essere vivente dai genitali verso l’esterno, appartenente alla specie del “maschio”, sto scrivendo giudizi su una sua opera avrebbe l’ennesimo sussulto, ma che poi si accenderebbe una sigaretta e continuerebbe il suo lavoro senza problemi.
Anche io vorrei accendermi una sigaretta: anzi lo faccio.
Nonostante la sua esile forma il libro è più duro da affrontare di quanto pensavo: ogni parola assume un valore profondo e la penna sottolinea frasi lunghe come pagine ( lo so pessima abitudine scrivere sul libro).
In questo libro non si parla di aborto, ma del valore delle scelte, della passione, di una storia raccontata senza sotterfugi, attraverso sentimenti e ragione, e la scintilla isterica di una mente brillante.
“E non ascoltare chi dice che soccombe il più buono. Soccombe il più debole, che non è necessariamente il più buono”.

ATTO III – FINE.
Finisco di leggere il libro. Lo poggio sul comodino. E scelgo una fine per questo resoconto. Una fine … empirica:

1 - Questo non è un libro adatto a persone stupide.

2 - Non è un libro che da risposte, ma che aiuta a farsi le giusta domande.

A prova della mia tesi allego una perla del libro:
“Anche il filo che divide l’intelligenza dalla stupidaggine è un filo talmente sottile, te ne accorgerai. Infatti, quando si rompe, le due cose si fondono insieme come l’amore e odio, la vita e la morte, che tu sia uomo o donna”.

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