martedì 15 febbraio 2011

Il manoscritto trovato a Saragozza di Jan Potocki

Proposta di lettura di Enrico S. 


Nella letteratura mondiale ci sono dei piccoli tesori spesso sconosciuti o letti solo dagli appassionati del genere di appartenenza. Nel mio caso voglio parlare di un gioiellino del periodo a cavallo tra 1700 e 1800: un romanzo gotico tanto bello quanto strana e misteriosa è la sua storia. Il romanzo gotico è un genere narrativo che nasce e si sviluppa nella seconda metà del 1700, caratterizzato da ambientazioni cupe e misteriose, e costituisce la base "moderna" di quello che poi sarà il genere noir e più tardi horror. Popolati di fantasmi e castelli diroccati, i romanzi gotici costituiscono spesso dei capolavori ritenuti un tempo (a torto) di serie B, e che invece sono stati oggi riscoperti e si sono riappropriati dell'importantissimo ruolo che meritano. Tanto per fare un esempio, chi non conosce Dracula di Bram Stoker, ma chi invece sa che il primo vero moderno esempio di vampirismo in letteratura è il romanzo gotico Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu?

Il Conte Jan Potocki nasce in Polonia nel 1761, in una ricca e nobile famiglia e vive una vita non lunghissima ma estremamente avventurosa. Veste i panni di eccentrico ed erudito, giramondo e rivoluzionario. Partecipa ai grandi movimenti dell'epoca, vivendo in prima persona quello che poi inserirà nei suoi scritti.
Unico romanzo di Potocki, del Manoscritto trovato a Saragozza non ci è pervenuta la versione originale. Viene stampato inizialmente solo in parti, poi riunificate, e in francese. Tra le versioni per gli amici e quelle per il "pubblico", l'opera vive una vita da "perennemente incompleta" ed è oggetto di controversie e tentativi (più o meno riusciti) di plagio. Rimane praticamente sconosciuta fino al 1958, quando compare stampata in lingua polacca, e la letteratura mondiale si arricchisce di un'opera dallo stile impeccabile e dalla trama avvincente. In realtà il romanzo non ha mai "subito" una vera e propria revisione generale e questo ha alimentato e tuttora alimenta tutta una serie di dibattiti.
Secondo uno stile spesso usato all'epoca, il romanzo si dipana lungo un racconto principale, inframezzato da tante altre storie che irrompono nella narrazione e la arricchiscono. Le vicende avventurose e cavalleresche si sommano agli episodi spettrali. Demoni e banditi convivono con frati e gitani, in un susseguirsi incalzante di vicende che tengono il lettore avvinto fino al termine del libro (sempre che una fine realmente ci sia).
La voce narrante è quella di un ufficiale francese che rinviene un manoscritto durante l'assedio di Saragozza e viene successivamente catturato dagli spagnoli. Il capitano di questi ultimi scopre che tale manoscritto narra le vicende di un suo antenato e così traduce in francese lo scritto al nostro narratore.
Il protagonista, avo del capitano spagnolo, nel suo viaggio nei territori selvaggi della Sierra viene in contatto con demoni che vestono di volta in volta differenti sembianze, da sensuali cugine a orrendi mostri, ma anche con banditi, strani frati, inquisitori, gitani e bellissime dame. Ciascuno di questi personaggi ha una storia da raccontare e così il lettore si trova a varcare i confini spagnoli per approdare in Africa, a Napoli e in Sicilia, in Francia, e a vivere vicende picaresche dove l'amore e la morte vanno a braccetto e dove il fantastico e il reale si confondono fino a diventare tutt'uno. Gli stessi demoni sono talmente "concreti" che il lettore non avrà mai la certezza, neanche al termine del libro, di cosa o chi realmente fossero. Quasi tutti i personaggi sono soggetti degni di una canzone di De Andrè e appaiono come "vittime (o carnefici) di questo mondo" e premono sulla vita e la morale del protagonista nel tentativo di corromperlo... o istruirlo. Lo scrittore non prende una posizione netta, sotto questo punto di vista, e lascia al lettore il giudizio su cosa è giusto e cosa è sbagliato. Sempre citando De Andrè: "Se tu penserai, se giudicherai da buon borghese li condannerai a cinquemila anni più le spese".
Ecco i brani. Ho voluto attingere a tutti gli aspetti del libro, che sono davvero molti, cercando di dare un'idea, seppure sommaria, di quanto bene sia scritto e di quanto appassionante possa essere.


Era un manoscritto spagnolo. Conoscevo pochissimo quella lingua, ma ne sapevo abbastanza per capire che poteva trattarsi di un libro divertente: vi si parlava di briganti, di spettri, di cabalisti, e nulla più di un romanzo bizzarro era adatto a distrarmi dalle fatiche della campagna militare…….

Le ore passavano così in un profondo silenzio, quando il suono inatteso di una campana mi fece trasalire dalla sorpresa. Suonò dodici colpi e, come si sa, i fantasmi hanno il potere di agire solo dalla mezzanotte fino al primo canto del gallo. Dico che ne fui sorpreso, e avevo ragione di esserlo, perchè la campana non aveva affatto suonato le altre ore, e poi il suo rintocco mi sembrava avesse qualcosa di lugubre. Un momento dopo, la porta della camera si aprì, e vidi entrare una figura tutta nera, ma non terrificante, perchè era una bella negra seminuda, con un candeliere in ciascuna mano…….

Allora sentii che uno degli impiccati mi afferrava per la caviglia del piede sinistro. Volli svincolarmi, ma l'altro mi taglio la strada. Mi si parò davanti strabuzzando gli occhi e tirando fuori una lingua rossa come il ferro rovente. Chiesi grazia. Fu invano. Con una mano mi prese alla gola e con l'altra mi strappò l'occhio che mi manca. Poi entrò nell'orbita con la lingua rovente. Mi lambì il cervello, facendomi ruggire dal dolore. Allora l'altro impiccato, che mi aveva afferrato la gamba sinistra, volle anche lui giocar d'artigli. Prima cominciò a solleticarmi la pianta del piede che teneva stretta. Poi, quel mostro, ne strappò la pelle, ne separò tutti i nervi, li mise a nudo, e volle sonarvi come su uno strumento musicale; ma, poiché non davo un suono che potesse fargli piacere, affondò il suo sperone nel mio ginocchio, strinse i tendini e cominciò a torcerli, come si fa per accordare un'arpa. Infine si mise a sonare sulla mia gamba, di cui aveva fatto un salterio…….

Trascorsa mezz'ora vidi arrivare una giovinetta circa della mia età. Gli angeli non sono più belli, e l'impressione che mi fece fu così forte e improvvisa che sarei forse caduto dalla cima dell'albero se non fossi stato legato con la cinghia, cosa che facevo qualche volta per riposarmi con più tranquillità. La giovinetta aveva gli occhi bassi e l'aria della più pronfoda malinconia. Si sedette su una panca, si appoggiò sulla tavola di marmo e versò molte lacrime. [...] In quel momento vidi avanzare il principino con un mazzo di fiori in mano. [...] Quando la giovinetta lo vide, la sua fisionomia manifestò un disprezzo di cui le fui molto grato………..

Signor Cavaliere, ecco qui delle mercanzie d'Inghilterra e del Brasile, tante da fornire i quattro regni di Andalusia, di Granata, di Valenza e di Catalogna. Il re risente alquanto del nostro piccolo commercio, ma si rifà da un'altra parte, e un po' di contrabbando diverte e consola il popolo. D'altronte in Spagna non c'è uno che non lo faccia. Alcune di queste balle verranno deposte nelle caserme dei soldati, altre nelle celle dei monaci, e perfino nelle cripte dei morti. Le balle contrassegnate in rosso sono destinate a cadere in mano agli alguazil (sbirri, ndr) che se ne faranno un merito presso la dogana e saranno così più legati ai nostri interessi.


Ciò detto, lo zingaro fece nascondere le mercanzie in diversi anfratti delle rocce……..

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