sabato 5 febbraio 2011

Il lungo addio Chandler - Altman


Sai una cosa, Marlowe?
Sei un poco una canaglia ... come me ...
Raymond Chandler  Il lungo addio


 

















Prosegue la rassegna "Cine Ma Letterature" organizzata dall'associazione Blow Up di Grottammare e dedicata ai rapporti tra cinema e letteratura.


Martedì 8 febbraio alle ore 21.30 un nuovo appuntamento della stagione ospitato alla Mediateca Comunale del Comune di Grottammare, sita nel Palazzo della Biblioteca Comunale. Si tratta di una serata di avvicinamento al testo letterario e a quello filmico e profilmico in programma,

Il lungo addio di Raymond Chandler,  il libro
Il lungo addio di Robert Altman, il film.

Il programma prevede letture, commenti, riflessioni, analisi di sequenze, per comprendere i meccanismi adottati da registi e sceneggiatori nella sempre difficile ma affascinante opera di trasposizione cinematografica. Alla discussione in Mediateca seguirà il martedì successivo, 15 febbraio, la proiezione integrale del film in oggetto presso la Sala Kursaal.La versione altmaniana dell’omonimo romanzo del giallista Raymond Chandler è uno degli esempi più pregnanti della possibilità del cinema di rileggere e reinventare con regole proprie la pagina scritta. La destrutturazione letteraria proposta da Chandler si traduce in Altman in destrutturazione filmica con una forte e ironica critica alle regole e alle figure del cinema classico: è questo forse il lungo addio cui alludono i titoli delle due opere? Un prendere le distanze dai modelli consolidati?

Ad accompagnare il pubblico durante la serata  ci saranno, oltre agli animatori di Blow Up (Tommaso La Selva, Fabrizio Leone, Giovanni Massa e Sergio Vallorani) Filippo Massacci (di Leggere 54), e le letture di Fernando Micucci

Tutte le serate della rassegna sono ad ingresso gratuito con tessera-abbonamento F.I.C. rilasciata dall’Associazione Culturale BLOW UP (costo della tessera F.I.C. di Blow Up € 5)



I "ragazzi" di Black mask - Chandler secondo da sx in piedi, Hammett primo da dx in piedi
Negli anni Venti e Trenta prosperò negli Stati Uniti una singolare rivista.
S'intitolava "Black Mask", era diretta' dall'energico, anzi imperioso, capitano Joseph T. Shaw, convinto di dover diffondere un nuovo tipo di narrativa poliziesca che non si rifacesse ai vecchi, frusti, monotoni schemi tradizionali, al delitto come evento gratuito, alla ricerca del colpevole come gioco di pazienza, alla letteratura come mera evasione dalla realtà. Nell'assumere la direzione di quella rivista mai prima letta il capitano Shaw aveva dichiarato di voler cambiare tutto, e aveva mantenuto la promessa. Il suo autore preferito era stato Dashiell Hammett, un ex detective dell'Agenzia Pinkerton che, costretto dalla tubercolosi ad abbandonare il duro mestiere, aveva preso, per campare, a buttar giù sulla carta le avventure capitate a lui o ai colleghi. Altri autori avevano seguito l'esempio di Hammett. E il capitano Shaw aveva presto raccolto nella sua rivista intorno a Hammett il meglio della narrativa poliziesca d'azione, gli autori piccoli e grandi che sarebbero stati definiti
"l'hard-boiled-school, la scuola dei duri."
Alcuni di costoro, a cominciare proprio da Hammett, furono degli autentici duri.
Uno almeno no: l'ultimo arrivato, Raymond Chandler.

 

Chandler su Marlowe

... Nell'arte occorre sempre un principio di redenzione. Può esser pura tragedia se è alta tragedia, può essere ironia, pietà o l'aspro riso del forte. Ma sulla strada dei criminali deve camminare un uomo che non è un criminale, che non è un tarato, che non è un vigliacco.
Nel poliziesco realistico quest'uomo è il detective. È l'eroe, è tutto.
Un uomo completo, un uomo comune eppure un uomo come se ne incontrano pochi.
Dev'essere, per usare un'espressione un poco abusata, un uomo d'onore, per istinto, per necessità, per impossibilità a tralignare. Dev'esserlo senza pensarci e, certamente senza mai parlame troppo.
(articolo per "The Atlantic Monthly", dicembre 1944) .

The long good bye

... Ti mando oggi l'abbozzo di una storia che ho intitolato The Long Good-Bye.E’ in 92.000. parole. Sarò felice di ricevere i tuoi commenti e obiezioni, e via dicendo. Non ho neppure riletto, se non per fare qualche correzione e controllare un certo numero di particolari che la mia segretaria mi chiedeva. Così, non ti mando la mia opinione. Ti formerai la tua da te, leggendo, a poco a poco.
Per qualche tempo mi è stato chiaro che la cosa noiosa nei romanzi polizieschi, almeno sul piano letterario, è che i personaggi si perdono per strada - almeno un terzo di loro. Spesso l'apertura, la mise en scène, l'ambientazione, sono molto buoni. Poi la trama si complica, e i personaggi diventano semplici nomi. Bene, che si può fare per evitarlo? Si può scrivere una storia di azione costante, e, se diverte, va benissimo. Ma, ahimè, si diventa grandi, si diventa complicati e insicuri, i dilemmi morali cominciano a interessarci più di quanto ci interessi sapere chi ha dato una botta sulla testa a chi. E a questo punto forse uno si dovrebbe ritirare e lasciare il campo ai più giovani, ai più semplici. Non dico necessariamente a scrittori di fumettacci, tipo Mike Spillane.
Comunque ho scritto questa cosa come volevo, perché ormai posso farIo. Non m'importava se l'enigma non sussisteva, m'importava della gente, di questo strano mondo corrotto in cui viviamo, e del fatto che ogni uomo che cerchi di essere onesto appare in fondo o sentimentale o semplicemente sciocco ...
Lettera a Bemice Baumgarten, 14 maggio 1942).

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