
Proposta di lettura di Gabriella T.
“ Bel Ami ” di Guy de Maupassant
BEL AMI È un romanzo di Guy de Maupassant, pubblicato nel 1885.
Questo romanzo descrive, con grande realismo e distaccata ironia , la società parigina di fine 800 e ci fa vedere come non fosse tanto distante da quella odierna, ne mette in luce la corruzione, la ricerca dell’apparenza e non della sostanza, la superficialità e la pochezza morale.
Non risparmia alcun livello sociale, in special modo il mondo politico e del giornalismo.
Descrive, la vorticosa scalata sociale di Georges , ex-militare squattrinato di modeste origini e bell’uomo senza scrupoli, che grazie al suo aspetto e alla sua astuzia raggiunge il potere saltando da un letto all’altro.
Il protagonista, Georges, rappresenta il prototipo dell’arrampicatore sociale di ogni tempo, essendo un bel giovane sfrutta questa sua qualità affascinando la maggior parte delle donne che conosce; egli però considera la compagnia femminile come un mero divertimento, un vero e proprio gioco, con le sue regole e le sue strategie e tattiche, quasi sempre in vista di uno scopo, a suo esclusivo vantaggio. Ha relazioni con donne altolocate e dalla vita mondana molto attiva, dalle quali riceve anche parecchie informazioni utili per il suo lavoro.
Senza scrupoli né remore, afferra così tutte le occasioni che gli si presentano davanti senza curarsi minimamente delle ripercussioni che queste potrebbero avere su se stesso o sul mondo che lo circonda.
C’è una percezione incosciente della vita che aleggia nei giochi di potere in cui sono invischiati i protagonisti di questo romanzo,( praticamente ATTUALE!), che però svanisce in un’orrenda paralisi di fronte alla visone della morte.
Ed a proposito della morte, c’è un momento nel romanzo nel quale Georges, potrebbe prendere coscienza della dannazione nascosta nella sua ascesa nella Parigi della Terza Repubblica: è Norbert, il poeta collaboratore de La Vie Française, ad ammonirlo. I due sono usciti da una cena in casa di ricchi. Georges è abbagliato dal lusso, dalle donne che vi ha incontrato, e da tutto ciò che non ha. Il poeta sembra intuirlo e ne segue un monologo:
“Norbert De Varenne parlava con voce chiara, ma repressa, che altrimenti avrebbe risuonato forte nel silenzio della notte. Appariva sovreccitato e triste, preso da una di quelle melanconie che piombano a volte sulle anime e le fanno vibrare come la terra sotto il gelo. Riprese: -Che importa, del resto, un po’ più di genio, o un po’ meno, se tutto deve finire? Tacque. Duroy, che quella sera si sentiva il cuore allegro, disse sorridendo: -Siete d’umor nero, stasera, caro maestro. Il poeta rispose: -Sono sempre d’umor nero, ragazzo mio, e fra qualche anno lo sarete anche voi. La vita è un’altura. Finche si sale si guarda in alto, e ci si sente felici; ma quando si arriva in alto, si scorge di colpo la discesa, e la fine che è la morte. Si mette tanto a salire, ma si fa presto a scendere. Alla vostra età, si è allegri. Si sperano tante cose, che d’altronde non avverranno mai. Alla mia, non si aspetta altro che…la morte. Duroy si mise a ridere: -Diavolo, mi spaventate! Norbert De Varenne riprese: -No, voi non mi capite, oggi, ma ricorderete più tardi quello che vi dico in questo momento Capita un giorno, vedete,e per molti capita presto, in cui si smette di ridere, come si suol dire, perché dietro a tutto ciò che si guarda, si vede la morte…Oh! Voi non comprendete neanche questa parola:la morte. Alla vostra età non significa nulla. Alla mia età è terribile. Si comprende di colpo, e non si sa perché, né per quale motivo, e allora tutto muta aspetto, nella vita. Io, da quindici anni, la sento che mi rode; come se portassi in me una bestia. L’ho sentita a poco a poco, mese per mese, ora per ora, devastarmi come una casa che sta per crollare. Mi ha talmente trasformato che non mi riconosco più. Non vè più nulla in me dell’uomo raggiante, fresco e forte che ero a trent’anni. L’ho vista tingere di bianco i miei capelli neri, e con quale lentezza sapiente e cattiva! Mi ha preso la pelle soda, i muscoli, i denti, tutto il mio corpo di un tempo, per lasciarmi soltanto un’anima disperata, e ruberà tra breve anche quella…Sì, mi ha messo a pezzi, la sgualdrina, lentamente, terribilmente ha compiuto la lunga distruzione del mio essere, momento per momento. E adesso mi accorgo di morire in ogni cosa che faccio. Ogni passo mi avvicina a lei, ogni momento, ogni respiro, affretta il suo odioso lavoro. Respirare, dormire, mangiare, bere, lavorare, sognare, tutto quello che facciamo, è morire. Vivere, insomma è morire! Oh! Se sapeste ciò! Se rifletteste solo per un quarto d’ora, la vedreste…Che cosa aspettate? Ancora qualche bacio, e sarete impotente. E dopo? Il denaro?per che farne?per pagare le donne? Bella felicità! Per mangiare molto, diventare obeso e gridare per notti intere sotto i morsi della gotta? E poi ancora la gloria? A che cosa serve quando non la si può cogliere sotto la forma dell’amore? E dopo? Sempre, la morte, per finire…Adesso la vedo tanto da vicino, che spesso ho voglia di allungare le braccia per respingerla. Come la terra, empie lo spazio .La riconosco dappertutto. Le bestioline schiacciate per la strada, le foglie che cadono, i peli bianchi nella barba di un amico, mi straziano il cuore e mi gridano: Eccola! Mi rovina tutto quello che faccio, tutto quello che vedo, che mangio, che bevo, che amo, il chiaro di luna, il sorgere del sole, il mare aperto, i bei fiumi e l’aria delle sere d’estate, così dolce a respirare! Camminava piano, affannando un poco,sognando ad alta voce, quasi senza ricordarsi di essere ascoltato. Riprese: -Mai un essere che si ripeta, mai…Si serbano i calchi delle statue, i modelli degli oggetti per rifarli sempre eguali; ma il mio corpo, il mio viso, i miei pensieri, i miei desideri non riappariranno mai. E tuttavia nasceranno milioni, miliardi di esseri che avranno in pochi centimetri quadrati un naso, due occhi, una fronte, le gote, la bocca come me, e un’anima come la mia, riconoscibile, riappaia fra queste creature innumerevoli e diverse, diverse all’infinito, sebbene approssimativamente eguali…A che cosa tendere? Verso chi gettare un grido di disperazione? In chi possiamo credere?Tutte le religioni sono stupide, con la loro morale puerile, le promesse egoistiche, mostruosamente cretine. Soltanto la morte è certa.”
E questo non può che farci riflettere!!!
Georges è furbo e seducente, e sa farsi avanti con ogni mezzo, egli è spinto dal desiderio di conquistare potere e denaro, non conosce onestà, rispetto e fedeltà.
L’unica cosa di cui ha paura è di perdere se stesso, ciò che ha di più caro al mondo.
Dietro la sua cinica vitalità però si cela un tentativo di negazione della morte attraverso l’esaltazione dei suoi più vistosi contrari come la salute , la forza fisica , la bellezza, la virilità, la scatenata sensualità, il fervore dei progetti, il denaro, l’irreligione. Tutto questo mi fa tornare ai nostri giorni dove si esaltano tutte quelle cose che servono per apparire e non per ESSERE! Quindi senza più valori né civili e né religiosi. Solo il potere ed il dio denaro conta in quella e nell’attuale società. Purtroppo il tempo passa ….ma le debolezze umane sono sempre in agguato!!!!
Direi che questo è un libro senza tempo, un libro molto bello, attuale, scritto in modo scorrevole.
Sebbene non mi avesse molto coinvolta all’inizio, poi con il passare degli eventi , l’interesse per le sorti del protagonista cresceva e sono così entrata nel romanzo vero e proprio, con tutte le sue emozioni .
Ciao e buona lettura.
Gabriella
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