lunedì 11 febbraio 2013

Sylvia Plath




“Non pensavo di poter essere ferita,
pensavo di essere impenetrabile al male,
immune al dolore della mente
o dell’angoscia”



Sembra davvero tuo questo sorriso, questo lindo, definito apparire privo di increspature.
Si può, del resto, intuire la morte prima della sua epifania?
Lo sguardo sembra autentico: se occultare l’inferno è quanto hai richiesto a te stessa, ci sei riuscita per gran parte del tempo.
Le immagini lo dimostrano.
A quale specchio le hai rubate, nel tempo imparando a ridisegnarne i contorni, a cancellare segni e cicatrici, cesellando ogni particolare, piegando il desiderio con la volontà, misurando la distanza incoerente tra te e le parole cui affidavi il senso della tua realizzazione?
Non fidarti mai delle parole. Hanno trovato la strada per raggiungerti, per rivelarti il tuo inferno, per tracciare con precisione chirurgica i confini esatti della tua orribile imperfezione. La visione da cui nessun sorriso poteva riemergere era lì, compimento di un percorso rischioso che il caso ti ha aiutato a consumare in troppa solitudine. Nessun patto, niente contratti, clausole e postille non ti erano consentite. Hai avuto il dono di sapere troppo presto che la vita può diventare un vuoto simulacro se in una sola mano di carte investi tutta l’energia della tua fiducia.
E tu avevi giocato e perso la tua occasione già molto tempo prima di quella gelida mattina di febbraio.

Per Sylvia 11 febbraio 1963 - 11 febbraio 2013
Maria Teresa


Specchio

Sono esatto e d’argento, privo di preconcetti.
qualunque cosa io veda subito l’inghiottisco
tale e quale senza ombre di amore o disgusto. 
Io non sono crudele, ma soltanto veritiero 
quadrangolare occhio di un piccolo iddio.
Il più del tempo rifletto
sulla parete di fronte.
E’ rosa, macchiettata. Ormai da tanto tempo la guardo che la sento
un pezzo del mio cuore. Ma lei c’è e non c’è.
Visi e oscurità continuamente si separano.

Adesso io sono un lago. Su me si china una donna
cercando in me di scoprire quella che lei è realmente.
Poi a quelle bugiarde si volta: alle candele o alla luna.
Io vedo la sua schiena e la rifletto fedelmente.
Me ne ripaga con lacrime e un agitare di mani.
Sono importante per lei. Anche lei viene e va.
Ogni mattina il suo viso si alterna all’oscurità.
In me lei ha annegato una ragazza, da me gli sorge incontro
giorno dopo giorno una vecchia, pesce mostruoso.

Sylvia Plath

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