domenica 3 febbraio 2013

D' amore e di libri


C'era una volta, tanto tempo fa, una ragazza di nome Anastasia, che viveva nella cittadina di San Benedetto del Tronto. Anastasia fin da piccola aveva la passione per la lettura ed amava immergersi nel magico mondo della Biblioteca del suo paese, che lei considerava il luogo in cui ogni desiderio poteva divenire realtà. Attraverso i libri ella poteva visitare mondi lontani, risolvere misteriosi crimini, conoscere personaggi illustri. Ma soprattutto era grazie alla Biblioteca che poteva continuare a sperare.
Quasi un anno addietro, infatti, una strega cattiva, gelosa della sua bellezza, le aveva inflitto un tremendo sortilegio: il giorno di Natale si sarebbe trasformata in un fantasma, abbandonando così la sua esistenza terrena. La maga le aveva lasciato solo una sottile speranza: se un ragazzo davvero innamorato di lei le avesse donato il suo libro prediletto, solo allora avrebbe avuto salva la vita. Ma se solo Anastasia avesse accennato a qualcuno della magia o del libro, il sortilegio l'avrebbe immediatamente condotta nel regno degli spiriti.
Mancavano 3 mesi al Natale; Anastasia si sentiva condannata senza colpa alcuna, ma una flebile speranza, ancora viva in lei, la portava a riflettere per trovare una soluzione. Dopo giorni e giorni rinchiusa in casa, capì che il solo tentativo possibile per evitare il fatale destino poteva essere quello di tornare nel suo luogo speciale e cercare l'aiuto degli amici di sempre, che non l'avrebbero mai tradita: i suoi amati libri. E così iniziò, ogni pomeriggio, a frequentare la Biblioteca: si sedeva sempre nello stesso posto, al piano superiore, vicino ad uno dei grandi finestroni; si sentiva protetta e al sicuro, libera da ogni schiavitù.
La Biblioteca di San Benedetto era molto frequentata; era capitato spesso che qualche ragazzo si fosse avvicinato ad Anastasia per conoscerla, ma nessuno era riuscito a varcare il suo mondo, a capire ciò che si celava oltre a quella fredda timidezza che la rendeva affascinante ma inarrivabile. Era veramente bella Anastasia, con i suoi lunghi capelli corvini, con quel viso austero, addolcito da grandi occhi cerulei così vivi che, come fari, avrebbero illuminato il cammino di ogni uomo anche nella notte più buia. Ma il cuore della fanciulla si era inaridito; sembrava non riuscisse più a provare un sentimento profondo come l'amore. A volte lei stessa si chiedeva se lo avesse mai sentito veramente.
Mancava poco meno di un mese al Natale quando, durante una fredda serata, accadde qualcosa di inatteso: Anastasia stava riponendo nello scaffale della Biblioteca un romanzo quando si girò e vide Tommaso. Fu un lampo improvviso. Mille ricordi riaffiorarono nella mente della fanciulla: Tommaso era l’amico d'infanzia col quale aveva trascorso anni felici, forse i più belli della sua vita. Erano tanto diversi loro due, ma allo stesso tempo complementari: lei così affabile, socievole e allegra, lui sfuggente, ermetico, solitario. Passavano ore ed ore insieme, a confidarsi segreti, ad imparare l'uno dal mondo dell'altro. Ma un giorno, senza molte spiegazioni, Tommaso disse ad Anastasia che avrebbe continuato i suoi studi all'Estero e partì per l'Olanda, sparendo dalla sua vita. Non più una lettera, né una telefonata; Anastasia provò in ogni modo a mantenere i contatti, ma lo sentiva lontano e freddo, preso da mille interessi e da mille donne, finché decise di mettere da parte la sua sofferenza e non lo cercò più. Erano passati anni e non avrebbe mai immaginato una reazione così forte: le sue gote erano avvampate, il cuore batteva veloce, le gambe sembravano cedere alla vista di Tommaso. Anche il ragazzo era turbato; il suo sguardo, come una lama tagliente, si era posato su di lei penetrante e profondo, a tal punto da farle provare quasi dolore.
Ma Anastasia non poteva fermarsi, non poteva rivangare il passato con l'angoscia dell'imminente futuro che l'attendeva; aveva tante domande da fargli, ma corse verso l'uscita e non si girò neanche un istante.
Passò qualche giorno dal loro incontro. Un pomeriggio, mentre Anastasia era seduta al solito posto nella sala della Biblioteca per scrivere degli appunti, Tommaso si sedette vicino a lei. "Bene, eccoci qui" disse con voce morbida ma seriosa. "Non sono degno neanche di un tuo saluto dopo tanto tempo?" aggiunse. Anastasia non sapeva cosa dire; avrebbe voluto pregarlo di salvarla dalla sua sorte, o arrabbiarsi con lui per averla abbandonata, ma non rispose altro che: "Ciao, sono contenta di vedere che stai bene". Tommaso rimase stupito dalle sue poche parole ma non indagò. "Sì, abbastanza. Amsterdam è una città meravigliosa". E continuò: "Tu invece cosa mi racconti? Vivi ancora qui a San Benedetto o ti sei trasferita per seguire tuo marito?". Anastasia rispose seccamente "Non penso che conoscendomi mi avresti creduta moglie, madre e casalinga". "Invece le tue compagnie come procedono?" continuò in tono sarcastico. Aveva quasi paura di ascoltare la risposta del ragazzo perché si stava rendendo conto del sentimento che provava per lui.
"La compagnia non mi manca mai, ma tu sai anche che sono uno spirito libero e il mondo femminile a volte mi annoia" disse Tommaso. Anastasia per qualche istante dimenticò la sua condizione, credette di poter recuperare il rapporto con Tommaso, ma poi si rese conto di quello che da lì a poco sarebbe successo e troncò il discorso dicendo: "Vivi appieno la tua vita Tommaso. Non scoraggiarti, hai tanto da provare e da conoscere e prima o poi troverai la persona giusta. Te lo meriti". Trattenne a stento le lacrime e cercò di volgere altrove il suo sguardo per non incontrare quello del ragazzo. Lui si alzò in piedi di scatto e disse:"Noto che non hai voglia di conversare e non ti trattengo. Ripartirò il giorno di Natale. Se non dovessimo rivederci ti faccio i miei auguri". Anastasia quasi sorrise; era il sorriso triste di chi sapeva la verità delle parole che stava per pronunciare e disse: "Sì grazie, auguri anche a te. Anche se non ci vedremo per parecchio tempo ricordati ogni tanto di noi e del periodo trascorso insieme". Tommaso la guardò e le disse inaspettatamente: “Non credere sai, ricordo tutto; la tua risata, le nostre litigate. Anche se a volte ti avrei voluta lontana, non riuscivo mai a passare una giornata senza di te". E detto ciò poggiò la sua mano su quella della ragazza. Anastasia pensò che forse sarebbe stato l'ultimo contatto umano prima di trasformarsi in un fantasma. Tommaso prese la sua cartellina e si avviò verso le scale; Anastasia lo seguì pensando tra sé e sé: "Lui sicuramente potrebbe ricordarsi del mio libro, ne abbiamo discusso tante volte. Purtroppo la maga ha detto che il ragazzo deve essere innamorato di me, non basta che io abbia capito di esserlo di lui". Ormai, pensò, non c'era più niente da fare se non arrendersi ed accettare il crudele destino. I due ragazzi si salutarono, quasi intimoriti l'uno dall'altro, e si allontanarono prendendo strade diverse.
24 dicembre, vigilia di Natale: Anastasia si recò nella libreria vicino casa e comprò Il Piccolo Principe: aveva deciso di sfidare la maga facendo recapitare a casa di Tommaso il 25 dicembre, quello stesso dono che, se ricevuto, le avrebbe salvato la vita. Era quasi notte quando la fanciulla arrivò davanti alla Biblioteca per ammirarla per l'ultima volta. Mentre era assorta nei suoi pensieri vide un'ombra dietro di sé e pensò che la maga avesse deciso di trasformarla prima del previsto, forse a causa del suo affronto; quasi lo sperava. Invece si girò e vide Tommaso; era tutto infreddolito e, stringendo a sé un pacchetto, disse: "Ciao, sapevo di trovarti qui; sono stato a casa influenzato e ancora non sto bene ma volevo, dovevo rivederti". "Torna a casa, non preoccuparti, riposati e domani sarà tutto passato" disse Anastasia con il cuore pieno di amore. Ma Tommaso non andò via, anzi, avanzò verso di lei e le disse: “Prima devo parlarti. Sono partito Anastasia; tu non mi hai detto niente quando ci siamo rivisti ma i tuoi occhi erano pieni di rabbia e tristezza. Non c'è molto da dire sul mio comportamento se non la verità. Io ti amo e ti amo da sempre, fin da quando tu uscivi con gli altri ragazzi che ti facevano la corte e io invece mi circondavo di ragazze alle quali non ero interessato. Lo facevo solo per ripicca perché volevo te, solo te, ma non avevo il coraggio di dirtelo, di impegnarmi in una storia vera. Ho provato ad allontanarmi, a farmi odiare, a distrarmi, ma non ti ho mai dimenticata. Poi ho detto basta, ho capito che era ora di lottare per ciò in cui credevo, con tutte le mie forze. Forse è passato troppo tempo, tu hai sofferto per colpa mia, ma io vorrei provarci. Vorrei stare insieme a te, una persona che stimo e che ha carattere. Spero tanto che tu provi qualcosa per me Anastasia. Ti ho portato questo; me lo ripetevi spesso ma io non capivo: “L'essenziale è invisibile agli occhi”. E per me l'essenziale, la mia vita, sei tu.
Anastasia si sentì quasi mancare; avrebbe voluto abbracciare Tommaso ma si rese conto che la sua esistenza dipendeva da quel regalo, da quella frase. Scartò con avidità il pacchetto e prese in mano il libro: era proprio il Piccolo Principe! Ad un tratto si sentirono da lontano dei tuoni fortissimi, poi una pioggia scrosciante iniziò ad abbattersi sulla città. Gong gong, mezzanotte.
25 dicembre, Natale. Anastasia chiuse gli occhi e si nascose tra le braccia del giovane. Tommaso la vide piangere e la strinse forte a sé. Il pericolo era passato. L'amore ritrovato aveva sconfitto la strega malvagia e la vita di Anastasia era salva! I due ragazzi si guardarono a lungo: Tommaso capì che non era il momento delle parole, per quelle avrebbero avuto tutta la vita davanti. Le prese dolcemente il viso fra le mani e le diede un lungo e indimenticabile bacio. E vissero felici e contenti.

“D’AMORE E DI LIBRI”   di Elisa Marucci

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