lunedì 19 settembre 2011

Cineforum Blowup stagione 2011/2012 rassegna di Cossignano - Il decalogo di K.Kieślowski

Decalogo (Dekalog, Pol, 1989) è una serie di 10 mediometraggi (durata 55 minuti) diretti dal regista polacco Krzysztof Kieślowski. Il riferimento ai dieci comandamenti è il pretesto culturale che anima quest'opera certamente laica, ma ricca di una propria religiosità interiore, di un'accorata tensione metafisica. Ogni comandamento offre la traccia per raccontare una storia, per rappresentare un caso. Casi della vita di tutti i giorni, apparentemente banali, che agitano invece, sotto la superficie, problematiche complesse. Una visione del destino incombente ma non totalizzante, il disorientamento della coscienza tra valori e contraddizioni, tra rigore morale e trasgressione costituiscono le premesse esistenziali del Decalogo. La struttura ricorrente vede l'azione crescere pian piano, fino a trovare un evento imprevisto che fa emergere il dramma morale.
Ciò che tiene uniti gli episodi dal punto di vista dello spazio è l’ambientazione: i personaggi abitano tutti nello stesso quartiere, "Stowki", quartiere operaio di Varsavia, e a volte si incrociano fuggevolmente tra un episodio e l’altro. Ogni episodio del Decalogo ha per altro un cast differente, ma in tutti, con l'eccezione dell'ultimo episodio, è presente la figura del "testimone silenzioso", un personaggio che non parla mai ma che assiste muto allo svolgimento delle vicende. Forse l'occhio di Dio? Forse la personificazione della coscienza? Forse un angelo? Il regista non ha mai rivelato il suo significato, né al pubblico né all'attore stesso. Produttivamente realizzato per la televisione Decalogo è diventato senza dubbio uno dei capolavori assoluti della storia del cinema.


Venerdì 28 ottobre a Cossignano alle ore 21.15 presso la Sala delle Culture, sesto appuntamento della rassegna con il film Decalogo 10 - Non desiderare la roba d’altri.

L'ultimo episodio del Decalogo, racconta la storia di due fratelli che ereditano la preziosa collezione di francobolli del padre, e sono presi dalla stessa mania filatelica. Qui c'è un vero finale anche perché c'è, più che altrove, un vero intrigo. Aperto con la tragicità “alta” di Decalogo 1, il ciclo (il macrofilm in 10 episodi) si chiude in toni “bassi”, ironici e grotteschi, se non proprio comici, che meglio si addicono all'avidità di possesso, a chi sacrifica l'essere all'avere. Secondo Piesiewicz, sono i collezionisti, veri precursori del consumismo, a violare ripetutamente il decimo comandamento.
Al termine della proiezione sono previste analisi e riflessioni conclusive sul Decalogo di Kieslowski a cura di Moreno Montanari (docente di filosofia, saggista e consulente filosofico) che stimolerà il dibattito con gli spettatori.

Venerdì 14 ottobre a Cossignano alle ore 21.15 presso la Sala delle Culture, quarto appuntamento della rassegna con i film Decalogo 6 - Non commettere atti impuri , eDecalogo 7 - Non rubare.
Nel primo film si racconta la storia di un giovane timido che, ogni sera, dalla sua stanza, spia con un cannocchiale una bella donna che abita nel caseggiato di fronte. Quando riesce a incontrarla, le confessa la sua passione. Sfiorato il dramma, l'epilogo è una lezione d'amore per tutti. Il senso del comandamento biblico è, in una certa misura, ribaltato: il suo tema principale è la mancanza (il bisogno) d'amore. 3 personaggi, 3 interpreti ammirevoli, e una tensione drammatica che cresce, arriva al culmine e si quieta con paesaggi teneramente “malincomici”. La versione lunga per il cinema fu distribuita in Italia, senza successo, col titolo Non desiderare la donna d'altri. Entrambe le versioni sono bellissime. La prima, quella corta, per l'asciuttezza, la seconda per la visionarietà del finale tipico esempio del cinema di Kieslowski.

Nel secondo film della serata sono protagoniste una madre, una figlia e una nipotina. Quest'ultima, contesa dalle altre due, è la posta in gioco dove entrano, ma in subordine, anche due uomini. Anche qui il nesso col comandamento è ironico: la piccola Anja è l'oggetto del furto, ma chi delle due donne è la vera ladra?

Venerdì 30 settembre, Sala delle Culture di Cossignano, ore 21.15

Decalogo 2  di K. Kieslowski (Polonia 1989, col, 53’ )
“Non nominare il nome di Dio invano.”

Una donna che ha il marito alpinista all'ospedale in fin di vita, si rivolge al primario, suo coinquilino, per sapere se ha la possibilità di cavarsela. Dalla risposta dipende la sua decisione di abortire un bambino che ha concepito con l'amante. L'intreccio è psicologicamente più complesso che nel precedente, quasi tortuoso, e quasi inesistente il nesso col comandamento. Ammirevole l'uso del dettaglio, del materiale plastico: la vespa nel bicchiere, le inquadrature soggettive del moribondo sulle pareti dell'ospedale.

Decalogo 3 di K. Kieslowski (Polonia 1989, col, 53’ )
“Ricordati di santificare le feste.”

Il perno è l'inganno di Ewa, donna sola e un po' isterica, che costringe l'ex amante, sposato e con figli, a passare con lei la notte di Natale. Il nesso col comandamento è qui ironico, quasi grottesco. È la traversata notturna di una Varsavia invernale e livida: ospedali, pronto soccorso, polizia, carceri per alcolizzati. Emerge uno dei denominatori comuni del ciclo: l'assenza della dimensione politica. Tutto ciò che ha a che fare, anche alla lontana, con la Repubblica popolare polacca e il suo regime resta fuori dalla narrazione.

Venerdì 23 settembre, Sala delle Culture di Cossignano, ore 21.15

“Decalogo 1 – Io sono il signore tuo Dio. Non avrai altro Dio fuori di me”
di K. Kieslowski (Polonia 1989, col, 53’ )

Tenero rapporto tra un padre, giovane docente di glottologia, e il figlio di undici anni. Calcolano sul computer, in base a dati oggettivi, che sul ghiaccio di un laghetto vicino si può pattinare. Il ghiaccio si rompe, il bambino muore. Tutto è realistico nel denso, straziante, bellissimo racconto, attraversato da dettagli inquietanti che diventano segni misteriosamente allusivi.

Nel corso della serata verrà allestita una degustazione enogastronomica. L’opera verrà presentata a cura dell’Associazione Culturale Blow Up e vi sarà una riflessione dopo il film proposta dal professore Moreno Montanari (docente di filosofia, saggista e consulente filosofico)

Ingresso gratuito con tessera F.I.C. (€ 5) rilasciata al momento dall’Associazione Culturale Blow Up, nell’ambito della XVII stagione. Info: lorenzocameli@gmail.com – 3290164290
Si consiglia vivamente di parcheggiare al Piazzale Europa

Decalogo

Negli anni '80 due sceneggiati televisivi tedeschi attirarono, almeno nei festival, l'attenzione dei critici di cinema: le 15 ore e mezzo, in 13 parti e 1 epilogo, di Berlin Alexanderplatz (1980) di Fassbinder e l'originale Heimat (1984) di Reitz, pressappoco della stessa durata. Ma il caso del polacco Decalogo (1988-89) non ha precedenti. Non era mai successo che un film in 10 episodi (con 10 diverse storie) - o, se preferite, una serie di 10 film - della durata di un'ora circa l'uno, frutto della collaborazione tra uno scrittore e un regista, prodotto per la TV e realizzato nel giro di 2 anni, suscitasse tanta ammirazione, studio, riflessione (e libri) tra gli spettatori e gli studiosi di mezza Europa. Legato a un preciso progetto produttivo oltre che artistico, Decalogo nacque quando i due Krzysztof - il regista Kieslowski e l'avvocato Piesiewicz che già avevano lavorato insieme per Bez Konca (Senza fine, 1984) - cominciarono a scrivere il copione di Krotki film o zabijaniu (Breve film sull'uccidere, 1987, mai distribuito in Italia). A Piesiewicz venne l'idea di un ciclo che comprendesse 10 storie, ciascuna corrispondente a uno dei dieci comandamenti. Sapendo che la TV polacca non gli avrebbe potuto assicurare i finanziamenti necessari alla realizzazione dell'intero ciclo, Kieslowski si recò dai responsabili del Tor, gruppo cinematografico statale diretto da Zanussi (un altro Krzysztof!), per chiedere se intendessero finanziargli 2 film per il circuito cinematografico: Breve film sull'uccidere, corrispettivo del televisivo Decalogo, 5, e un altro episodio a loro piacere. La scelta cadde sul 6o (Non commettere atti impuri). Così nacque Krotki film o milosci (Breve film sull'amore), versione lunga di Decalogo, 6, poi distribuito sul mercato italiano col titolo Non desiderare la donna d'altri, cioè ribattezzato col nono comandamento.

Tutte le 10 storie si svolgono o partono dal rione di Stowki, un grande piazzale delimitato da grossi condomini (bloki), come quelli in cui vive buona parte della popolazione di Varsavia e simili ai quartieri periferici delle metropoli dell'Occidente capitalista. Il condominio e il grande spazio aperto fanno da contenitore alle storie (e da “palcoscenico di una commedia umana”) e offrono la possibilità ai personaggi di guardare attraverso le finestre. Oltre al 6o episodio imperniato sul voyeurismo, in Decalogo si guarda molto, e uno degli elementi stilistici ricorrenti in Kieslowski sono le superfici riflettenti: specchi, vetri, cristalli. Escluso, forse, Decalogo, 5, il nesso delle storie con i dieci comandamenti non è mai vincolante, ma sottaciuto, velato, indiretto. C'è una feconda contraddizione nei 10 film: la tematica spinge Kieslowski verso l'operetta morale, verso un giudizio globale sull'uomo; il suo temperamento artistico lo induce alla compassione per i singoli casi, al rifiuto di un giudizio, condiviso da Piesiewicz che, tra l'altro, nella sua vita professionale ha sempre fatto l'avvocato difensore con una sola eccezione. Anche i personaggi più negativi e sgradevoli non sono mai condannati.

Il peccato - parola che si pronuncia una volta in tutto il Decalogo - diventa reato o errore. Le 10 storie sono presentate come casi giudiziari in un immaginario processo in cui si ascoltano anche le ragioni degli imputati. L'approccio degli autori è sostanzialmente laico e agnostico, ma con qualche differenza tra i due: nel regista sembra aver più peso la formazione marxiana di impronta materialistica; nello sceneggiatore, sia pure in modi conflittuali, s'avverte l'educazione cattolica. “Siamo entrambi manichei - dichiarò Piesiewicz - tuttavia io rimango pur sempre un ottimista che confida nel successo del bene, mentre lui è un pessimista.” La struttura drammatica rimane pressappoco la stessa: un conflitto - o confronto - tra 2 personaggi principali con l'intervento o la presenza di 1 o 2 personaggi di secondo piano. Sono scontri in cui non c'è né un vincitore né un vinto. A confermare la complessità del progetto e a ribadire la nozione del condominio di Stowki come “palcoscenico del mondo per una commedia umana” esistono i nessi tra i vari film (protagonisti di un episodio che s'intravedono in un altro) e la presenza enigmatica in 8 storie su 10 (non compare nella 7ª e nella 10ª) di una stessa figura (l'attore Artur Barcis) che è sempre sulla scena cruciale della storia senza dire una parola.

È, forse, soltanto un segno, uno dei tanti segni disseminati nelle 10 storie attraverso i quali si direbbe che gli autori si affaccino sul mistero della condizione umana. Una delle virtù di Kieslowski è la rara capacità di combinare nella scrittura la precisione cronachistica della rappresentazione con una tensione metaforica che diventa metafisica, nel senso, come dice Piesiewicz, di una capacità di “arrivare là dove l'uomo si affaccia su una situazione che lo sorpassa”. Kieslowski è un entomologo appassionato che osserva le situazioni “calde” degli uomini con uno sguardo freddo. È un agnostico dalla morale laica che racconta storie in cui i segni dell'assenza di Dio predominano su quelli della sua presenza, ma tuttavia rappresentano un mistero che impedisce a un uomo di emettere verdetti sulla vita di un altro.

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