lunedì 25 aprile 2011

Il Signore degli anelli di J.R.Tolkien


Proposta di lettura di Rosina Bruni


“Un anello per domarli tutti, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nell’oscurità incatenarli”…    Gandalf

“Il Signore degli Anelli”, una trilogia di oltre 1000 pagine, creata dal grande J.R.R. Tolkien, è stata ed è tutt’ora per me, l’unica Storia mai eguagliata. Follemente tolkienologa, Frodo, Gandalf, Aragorn, Gimli, Legolas, sono per me non personaggi di un romanzo, ma persone. Reali, tangibili, umane, con i loro difetti e le loro virtù. Ma "partiamo" dall’ inizio ……..…

Tolkien, creatore del mondo secondario, la Terra di Mezzo, nasce in Sudafrica, nella città di Bloemfontein il 3 gennaio del 1892. Vive un’infanzia difficile, a soli 12 anni, rimane orfano. Da sempre bravo a scuola, la lettura diventa così la sua più grande passione ed il suo rifugio. Durante gli studi ad Oxford, con gli amici più cari, fonda un circolo di letteratura: i temi più trattati sono le saghe eroiche e le letture fantastiche, da sempre le sue più grandi passioni letterarie. L’arrivo della Prima Guerra Mondiale, sconvolge nuovamente la sua vita, gli amici più cari muoiono uno dopo l’altro, e tutto ciò influenzerà il suo futuro modo di scrivere. Infatti, il tema principale di Tolkien è la morte. Da un quaderno, in trincea, nei rari momenti liberi e tranquilli, scriverà, appena ragazzo, i futuri “Racconti Perduti”. E’ così che nasce la Terra di Mezzo.
L’amore per le lingue che aveva studiato all’università e che lo rivedranno in futuro come docente nella stessa, lo porteranno a crearne una: la lingua elfica.
Questo comporterà anche la creazione di una sua mitologia. Per Tolkien infatti, all’Inghilterra mancava una mitologia tutta sua, le “tradizioni” per esempio di Re Artù, erano soltanto prese in “prestito” alla rivale Francia. Così come grazie alle invasioni normanne che nel 1066 portarono “storie” che sono tutt’ora il fulcro della mitologia inglese.
Tolkien non si è limitato quindi a scrivere un romanzo, ha inventato un Mondo, che vive di vita propria, per lui reale quanto la nostra Terra. La trilogia, non è altro che un racconto nel racconto, un episodio di un più grande, direi immenso libro, che è stata tutta la vita di Tolkien stesso. Per l’umanità è considerato il suo capolavoro, per Tolkien, non fu altro che una piccola parte dell’intera Mitologia. La punta di un iceberg.
Qui, la lingua, i modi, i costumi, gli oggetti, la geografia, la geologia, vengono descritte fin nei minimi dettagli; Tolkien era stato lì, nella Terra di Mezzo, nella Contea, a Mordor, a Gran Burrone ed a Minas Tirith, la città dei Re. Lui c’era stato. A noi poi, ce lo ha raccontato come con una bellissima fotografia in mano.
Purtroppo, come si sa, Tolkien morirà senza completare il lavoro di tutta una vita. Alcuni suoi racconti, usciti dopo la sua morte, saranno terminati e pubblicati da Cristopher, suo figlio.
Esiste una storia per come Tolkien abbia inventato gli hobbit… Un giorno mentre correggeva i compiti, scrisse su di un foglio “In una buca viveva un hobbit”. Da lì è partito tutto.
“Lo hobbit” è stata la sua prima pubblicazione, un libro per bambini. “…Bilbo Baggins era un hobbit, non amava l’avventura e viveva nella sua casa hobbit. Gandalf ed i suoi nani lo persuasero a partire. Combattè i goblin e tornò ricco”.
Il libro fu un successo e si esortò così Tolkien a scriverne il seguito. Tolkien riprese lo studio della Sua Mitologia… ed è così che nacque “Il Signore degli Anelli”.
La storia narra di una Compagnia di nove elementi tra uomini, elfi nani ed hobbit che deve arrivare al Monte Fato, terra del signore del Male, Sauron per distruggere l’Unico Anello, simbolo del potere assoluto del Male sulla Terra di Mezzo, nella Terza Era. Questo tra alleati e nemici, tra guerre, lotte, tradimenti e fortuiti aiuti.
Il primo volume de “Il Signore degli Anelli”-La compagnia dell’Anello- venne pubblicato nel ’54 da Allen Runwin. Servirono 12 anni di lavoro.
Tolkien era un perfezionista, le sue pubblicazioni dovevano essere perfette, come lui stesso voleva. Era molto esigente. A 60 anni, Tolkien potè finalmente vedere il suo Mondo, prendere vita. Dovunque nelle città, nelle metropolitane, si leggevano frasi come “Frodo vive”, “Frodo è tra noi”, anche se questo a Tolkien non piaceva. Lui rimase sempre distaccato dalle sue creazioni, quasi infastidito da tutto quel clamore.
Nel XX sec. divenne il 2° libro più letto, dopo la Bibbia, anche per i suoi temi biblici, che in molti hanno riscontrato all’interno della storia stessa. Ancora oggi, a distanza di tutti questi anni, viene letto con piacere, per i temi basilari dell’esistenza umana, che si trovano al suo interno, temi che per Tolkien, servivano, soltanto in un modo diverso, ad onorare il libro in sé per sé. Questa ricchezza di dettagli e di informazioni all’interno della Mitologia di Tolkien, era il frutto dell’amore che Tolkien stesso metteva nello scrivere, il cuore questo, sicuramente per realizzare un libro che meriti poi il rispetto di intere generazioni di lettori.
Ne “Il Signore degli Anelli” troviamo l’applicabilità del lettore alla storia, e non ad un momento specifico della Storia umana. Per questo chi legge “Il Signore degli Anelli” per forza si ritrova e si rivede in uno dei personaggi, piange, ride, si dimena, combatte insieme a lui. Qui Frodo, Sam, Pipino, Marry, ci fanno capire che si può essere coraggiosi senza avere coraggio; Frodo, è un hobbit, è piccolino, ma ciò che deve affrontare è immenso. Va avanti, ma non da solo, con l’aiuto dei suoi compagni, perché senza avrebbe fallito nella sua missione. Così Frodo diventa un immenso eroe. Eroe, insieme a tanti altri eroi, come nella vita quotidiana.
Nella storia, non c’è mai sicurezza di vincere, di vivere, proprio quando stai per toccare il fondo, allora è proprio lì che risali. Ritrovare la speranza, anche quando questa sembra non esserci più.
“C’è ancora speranza”… afferma Galadriel quando la Compagnia dell’Anello, sembra essere perduta…
Il bene è multiculturale e multirazziale, Mordor, con l’Unico Anello è in opposizione a questo. Non esiste qui, solo la lotta tra il bene ed il male, si combatte anche a costo della vita, per la salvezza di tutti. Il male, è mancanza di vita indipendente, crea fantocci, rende schiavi, come Saruman, come Vermilinguo, come Gollum, come i cavalieri neri che ….
“Un tempo erano uomini, grandi Re degli uomini; poi Sauron l’ingannatore diede loro 10 anelli. Uno dopo l’altro caddero nell’oscurità, per la bramosia di avere l’Unico Anello. Ora sono spettri. I Wraiths”. Aragorn.
Per Tolkien, il male era dentro ogni uomo. Un uomo si comporta bene, poi, per l’Unico Anello, per il Potere, prende la strada del male. Come Gollum, come Faramir, come i Cavalieri Neri, come Frodo, che vedrà su di se lo stesso male, e per annientarlo, sacrificherà la propria vita.
Questo, per avere un mondo di pace, un mondo verde, un mondo buono, come la Contea, che per Tolkien, ecologista, era un tesoro inestimabile da custodire. Per lui la tecnologia era un mostro che divorava tutto quello che di buono e di verde c’è al mondo. Per questo, nella sua storia, gli eroi salvano la terra, i suoi frutti, i suoi prati, la sua gente semplice e felice…
Avrei tante altre cose da dire, ma non vorrei correre troppo con la fantasia… Spero solo di aver coinvolto in questa mia riflessione da grandissima appassionata, anche chi crede ancora che “Il Signore degli Anelli” sia un semplice libro… e per chi invece ne è come me già innamorato… di aver condiviso un po’ di quell’emozione che si prova quando vedo dinanzi a me Gollum, Frodo e Sam, andare verso il Monte Fato per distruggere l’Anello del Potere…
Un ultimo appunto, per farvi passare una piacevole serata davanti alla tv, con un buon film… “Il Signore degli Anelli” in versione cinematografica (o integrale per chi vuole esagerare… più di 500 minuti tra film ed appendici!) diretta da Peter Jackson, per conoscere in un modo diversamente coinvolgente, un po’ del mondo di Tolkien…

“Doveva essere il film di Tolkien e non d’altri, e contenere tutto quello che a Tolkien stesso stava a cuore” P. Jackson

Una storia universale, accessibile a tutte le menti del Mondo intero.

"Allora Elrond e Galadriel ripresero il cammino; la Terza Era era infatti finita, e i Giorni degli Anelli ormai passati, e si concludevano così la storia e i canti di quei tempi. E con essi se ne andavano molti Elfi di Alto Lignaggio che non volevano più dimorare nella Terra di Mezzo; e in mezzo a loro, pieni di una tristezza benedetta e priva di ogni amarezza, cavalcavano Sam, e Frodo, e Bilbo, e gli Elfi erano felici di poterli onorare.
Benché cavalcassero attraverso la Contea durante tutta la sera e tutta la notte, nessuno li vide passare, se non gli animali dei boschi, e qua e là qualcuno che vagando nel buio scorse a un tratto un bagliore fra gli alberi, o una luce e un’ombra scivolare sull’erba mentre la Luna volgeva a occidente. E quando ebbero lasciato la Contea, oltrepassando le pendici meridionali dei Bianchi Poggi, i Luoghi Lontani e le Torri, videro in lontananza il Mare; e così giunsero infine a Mithlond, i Porti Grigi sul lungo estuario del Lune.
Quando arrivarono al cancello, Cìrdan il Timoniere si fece avanti ad accoglierli. Era molto alto, aveva la barba lunga e grigia, ed era anziano, ma i suoi occhi erano sfavillanti come stelle; li guardò, s’inchinò e disse: “Tutto è pronto”.
Poi Cìrdan li condusse ai Porti, e una bianca nave li attendeva, e sul molo si ergevano un grande cavallo grigio e una figura ammantata di bianco. E quando si voltò e venne loro incontro, Frodo vide che Gandalf portava ora visibile al dito il Terzo Anello, Narya il Grande, e la pietra era rossa come fuoco. Allora coloro che dovevano partire furono sereni, perché compresero che Gandalf sarebbe salpato con loro.
Ma ora Sam era pieno di tristezza, e gli parve che la separazione sarebbe stata amara, più amara ancora era la via del ritorno. Ma mentre erano tutti là riuniti, e gli Elfi stavano salendo sulla nave, e ogni cosa veniva preparata per la partenza, arrivarono al gran galoppo Pipino e Merry. E fra le lacrime Pipino rideva.
“Hai cercato di andartene di nascosto già una volta, Frodo, e non ci sei riuscito”, egli disse. “Oggi stavi quasi per farcela, eppure hai di nuovo fallito. Ma non è stato Sam a tradirti questa volta, ma Gandalf in persona!”.
“Sì”, disse Gandalf; “perché sarà meglio che torniate in tre piuttosto che Sam da solo. Ebbene, cari amici, qui sulle rive del Mare finisce la nostra compagnia nella Terra di Mezzo. Andate in pace! Non dirò: ‘Non piangete’, perché non tutte le lacrime sono un male”.
Allora Frodo baciò Merry e Pipino e per ultimo Sam, e salì a bordo; le vele furono issate, il vento soffiò, e lentamente la nave scivolò via lungo il grigio estuario; e la luce della fiala di Galadriel che Frodo teneva alta scintillò e svanì. La nave veleggiò nell’Alto Mare e passò ad ovest, e infine, in una notte di pioggia, Frodo sentì nell’aria una dolce fragranza, e udì dei canti giungere da oltre i flutti. Allora gli parve che, come quando sognava nella casa di Bombadil, la grigia cortina di pioggia si trasformasse in vetro argentato e venisse aperta, svelando candide rive e una terra verde al lume dell’alba.
Ma per Sam la sera diventò buia, mentre si teneva in piedi sulla riva dei Porti, e guardando il grigio mare vide soltanto un’ombra sulle acque che scomparve presto a occidente. Rimase a lungo lì immobile nella notte, udendo soltanto il sospiro e il mormorio delle onde sulle spiagge della Terra di Mezzo, e il rumore penetrò sino in fondo al suo cuore. Accanto a lui erano Merry e Pipino, immobili e silenziosi.
Infine i tre compagni si allontanarono e partirono, tornando lentamente verso casa senza mai voltarsi; e non dissero una parola finché non ritornarono nella Contea, ma ognuno traeva molto conforto dalla presenza degli amici sulla lunga strada grigia.
Passarono infine i poggi e presero la Via Orientale, e Pipino e Merry cavalcarono verso la Terra di Buck; e già ricominciavano a cantare. Ma Sam prese la via per Lungacque, e tornò al Colle e di nuovo il giorno stava finendo. Egli vide una luce gialla e del fuoco acceso: il pasto serale era pronto, e lo stavano aspettando. Rosa lo accolse e lo fece accomodare sulla sua sedia, e gli mise la piccola Elanor sulle ginocchia.
Egli trasse un profondo respiro. “Sono tornato”, disse.

E’ stato difficile scegliere dei brani da proporre, il libro è straordinario. Alla fine ho scelto questo perchè ogni volta che arrivo a questo punto, le stesse parole, <... "Egli trasse un profondo respiro. "Sono tornato", disse.> a me viene voglia già di ricominciare daccapo!

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