sabato 26 marzo 2011

La poesia di Ana Blandiana

Proposta di lettura di Melissa De Santis


Ana Blandiana,pseudonimo di Otilia Valeria Coman,è una delle maggiori poetesse romene.

Nasce nel 1942 a Timosoara, città da cui ebbe origine nel 1989 la rivolta che avrebbe deposto dal potere Ceausescu.


Famosa dissidente e sostenitrice dei diritti dell’uomo, le sue poesie vengono proibite negli anni ’80 dalla censura del dittatore .Nel 1985 Blandiana riesce a sfuggire alla censura pubblicando alcune poesie con una velata critica a Ceausescu,sul settimanale culturale”Amphiteatre”.Il vero significato delle sue poesie fu scoperto troppo tardi per fermarne la pubblicazione e come risultato Blandiana fu bandita completamente dalle pubblicazioni e il suo nome cancellato dai libri,fu per più di un anno spiata e reclusa in casa .Al crollo del regime assume un ruolo attivo nel “Fronte per la salvezza nazionale”. Nonostante il coinvolgimento politico pubblica diversi volumi di poesia e prosa. La poesia di Blandiana è velata di malinconia, essenziale e povera,è qualcosa che non si può spiegare perché è una suggestione. Lo scopo della poesia è quello di ripristinare il silenzio, la capacità di tacere:-Il poeta cerca di suggerire delle cose:se si dice poco per comprendere di più,allora è meglio dire ancora meno .Il passo successivo è non dire nulla .Il problema è trovare esattamente il punto di equilibrio tra niente e tutto.
La sua poesia non si sforza di stupire o incantare,non c’è l’ansia di mostrare bravura,abilità tecnica, originalità nella forma o un pensiero sconcertante o totalmente nuovo.
Qui l’idea di poesia è la percezione del reale,della vita e della morte, che nasce dalla profonda e pacata riflessione. Il mistero della poesia è costituito da silenzi che le parole si limitano a circoscrivere e valorizzare.
“La poesia è ciò che mi ha dato,come un sesto senso,la sensazione della presenza dell’altro nel mondo circostante .L’altro mi guarda dalle pietre,dagli animali,dalle nuvole,un altro che solo nei momenti di grande stanchezza si chiama nessuno. “

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Il nostro posto non è qui.
Invano proviamo a lasciarli marcire
I semi dentro di noi.
Come nelle melegrane
Tanti non troveranno
Terra in cui attecchire.
Non moriamo ancora,
abbiamo ancora
da patirlo,questo splendore
che si lascia varcare
nel sonno,nel sogno che ci frastorna.
Il nostro posto
È altrove,più lontano
O magari è passato
E non l’abbiamo riconosciuto.

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DELLA TERRA DA CUI VENIAMO


Su parliamo della terra da cui veniamo.
Io vengo dall'estate,
è una patria fragile
che qualunque foglia,
cadendo, può annientare,
ma il cielo è così greve di stelle
che talvolta pesa fino a terra
e se ti avvicini senti l'erba
solleticare le stelle ridenti,
e i fiori sono così tanti
che ti dolgono
le orbite bruciate dal sole,
e soli rotondi pendono
da ogni albero;
da dove vengo io
non manca che la morte,
e tanta è la felicità
che quasi ti addormenti.

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Nemmeno un istante oso chiudere
gli occhi per paura
di stritolarlo tra le palpebre il mondo,
di sentirlo ridursi in frantumi
come una nocciola fra i denti.
Quanto tempo potrò tenerlo in vita?
Guardo angosciata
e soffro come un cane
per l'universo che non ha riparo
e morirà nel mio occhio chiuso.

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LEGAMI

Tutto è me stessa.
Datemi una foglia che non mi assomigli,
aiutatemi a trovare un animale
che non gema con la mia voce.
Là dove la calpesto la terra si spacca
e morti che hanno il mio sembiante
li vedo abbracciati a procreare altri morti.
Perché tanti legami con il mondo,
tanti progenitori e coatta
discendenza e tutto questo insensato somigliarsi?
M'incalza l'universo con i mie mille volti
e non posso difendermi se non contro me infierendo.

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